Nel 2016 sono stata insieme alla mia famiglia a New York e ovviamente anche al MoMa, e ad un certo punto abbiamo visto un’opera molto particolare, questa qui.
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Non ho mai fatto caso a chi fosse l’autore. A distanza di anni, grazie a un documentario di Sky Arte, ho scoperto che si trattava di Yayoi Kusama, un’artista giapponese ultranovantenne. Così ho imparato che ha studiato sia a Kyoto che all’ “Art Student’s League” di New York, e che vive in un manicomio per sua volontà. Non sottovalutate per questo il suo curriculum, mi raccomando: infatti, Yayoi ha collaborato con Luis Vuitton e le sue opere sono state esposte al Museum of Modern Art di Londra, al Museum of Contemporary Art di Sydney e, come detto in precedenza, al MoMa.
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Salta subito all’occhio quella che per me è una sua ossessione per i pois: ne è letteralmente coperta dalla testa ai piedi come le sue opere! E non a caso nel 2002 Yayoi ha creato “Dots Obsession”: una serie di opere di cui la mia preferita è senza dubbio questa.
Si intitola “All The Eternal Love I Have for the Pumpkins” e risale al 2016. In quell’anno Yayoi ha compiuto 89 anni e ha spiegato questo suo grande amore verso le zucche, che dal mio punto di vista sono quello che le zuppe rappresentavano per Andy Warhol: ovvero, un cibo per tutti i giorni (everyday food), che acquista dignità artistica.
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Quest’altra è “Narcissus Garden” e nasce nel 1966 per la Biennale di Venezia. È realizzata da 1300 sfere di acciaio che galleggiano sul laghetto della Glass House dell’architetto Philip Johnson a New Canaan nel Connecticut (forse l’unico motivo per andarci, nel Connecticut).
Ad ogni modo, andrei anche a Busalla, a cercare ispirazione tra i tubi e i miasmi della raffineria, pur di uscire da questa INTERMINABILE quarantena che mi fa vedere i pois del Corona Virus ovunque, “manco” se fossi Yayoi Kusama.
P.S. Sky Arte è veramente un bel canale e ha caricato sul suo sito il meglio dei programmi mandati in onda. Non vi assicuro, però, di trovarci il documentario dedicato a Yayoi.
Come la pimpa di altan!
Grazie della citazione