Little Odissea

Il compito che ci era stato assegnato a scuola era quello di raccontare l’Odissea a dei ragazzini di prima media. Devo dire che ne ero proprio entusiasta. Mi sono ispirata al video della “Gialappa’s Band” per la RAI. Per chi fosse interessato a vederlo, questo è il link.Per chi fosse interessato a leggere la mia presentazione, eccola qua.

Ah, l’Odissea! La potremmo chiamare il sequel dell’Iliade. È, quindi, il secondo dei due poemi epici scritti da Omero (poeta di cui non sappiamo nemmeno se sia esistito).

Parliamo invece della struttura dell’Odissea che è identica a quella dell’opera precedente: 24 libri, o canti, e un infinito numero di versi. In breve, racconta la storia di Ulisse alias Odisseo, un personaggio tutt’altro che tonto, che riesce a cavarsela in qualsiasi situazione grazie alla sua astuzia. Per capire a pieno da dove si apre questa storia bisogna conoscere come si conclude l’Iliade, quindi cercherò di non fare spoiler. I primi 4 capitoli vengono chiamati la “Telemachia”, servono un po’ come riepilogo del film precedente all’inizio di quello nuovo. Di fatto, collegano i due poemi e raccontano del viaggio a Pilo e a Sparta fatto dal figlio di Odisseo, chiamato appunto Telemaco.

Ulisse ha partecipato alla guerra di Troia (nell’attuale Turchia), vuole tornare, giustamente, a casa sua che si trova a Itaca, un’isola dell’Adriatico. Allora era tutt’altro che semplice riuscire a orientarsi, di certo non poteva chiedere a Siri! All’inizio del poema Ulisse è sull’isola di Ogigia dove è naufragato; fa conoscenza della bellissima Ninfa Calipso, (so che nella vostra mente adesso state cantando la canzone di Mahmood, ammettetelo) e rimane sull’isola fino a quando Ermes non ordina a Calipso di lasciarlo partire. Questo è il quinto libro, nonché la prima svolta narrativa del poema. A Itaca, invece, troviamo Penelope, moglie di Ulisse, e Telemaco che vogliono cacciare i Proci, nobili locali, che occupano abusivamente la loro casa.

Ulisse naufraga di nuovo presso l’isola di Scheria, la terra dei Feaci, dove tutti i nomi sembra che abbiano l’eco: Nusicaaa, Alicinoo…  Nei libri V e VI, inizia il racconto del lungo viaggio verso casa del protagonista, che è anche il concetto chiave del poema: appunto, il ritorno, in greco nostos. In un flashback incredibile, Odisseo, racconta i più iconici passi dell’opera. Immagino che tutti conosciate Polifemo, il ciclope acciecato da Nessuno, altro alias di Ulisse alias Odisseo; la maga Circe, che trasforma tutti i suoi compagni in maiali, la discesa nell’Ade, che poi ispirerà Virgilio e Dante, l’incontro con le sirene, eccetera eccetera…

Dopo l’eterno racconto delle sue avventure attraverso il Mediterraneo, Odisseo riesce ad approdare in patria, ovvero Itaca, ma la moglie Penelope non lo riconosce perché gli dei lo hanno trasformato in un mendicante. Solo il cane Argo lo riconosce, ma muore poco dopo per l’irrefrenabile gioia di aver rivisto il padrone a distanza di vent’anni. Penelope organizza una gara di tiro con l’arco, dicendo che avrebbe spostato il vincitore. Partecipano tutti i Proci, ma nessuno riesce a tendere l’arco a parte Ulisse, alias Odisseo, alias Nessun, alias il mendicante, che scatena la prima scena splatter della letteratura occidentale. Li ammazza tutti. C’era più sangue nella reggia di Ulisse che nel pronto soccorso di un telefilm americano. Nonostante il massacro da supereroe, Penelope non aveva ancora capito di aver di fronte il marito, probabilmente fare e disfare la tela le aveva consumato gli ultimi neuroni. Ulisse, per identificarsi, racconta alla moglie di come aveva costruito il letto nuziale: immagino che, come Siri, l’Ikea non esistesse ancora. Finalmente, Penelope riabbraccia Odisseo e tutti i suoi alias e riempie di lacrime gli ultimi libri come neanche una telenovela sudamericana.

L’Odissea contiene al suo interno tutti i generi letterari che verranno sviluppati in futuro. Niente male per un’opera composta nel IX secolo Avanti Cristo!

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