Ishtar, la porta per Mileto

A scuola, studiando l’arte mesopotamica, mi è tornata in mente la maestosità della porta di Ishtar che ho visto a Berlino. Per la precisione, si trova al Pergamonmuseum, nell’isola dei musei. Dai miei “studi” delle elementari, la immaginavo molto più piccola di quanto non sia realmente. La mia percezione delle misure era completamente diversa. Appena si mette piede nella sala in cui è esposta, un magico blu travolge gli occhi. Poi, iniziano ad emergere le decorazioni in oro raffiguranti tori, leoni, dragoni e fiori. Avvicinandomi ho capito veramente quando fossero piccoli i mattoni smaltati che compongono la porta e il loro infinito numero. Già, i mattoni. Non sono solo il materiale con cui Nabucodonosor II ha fatto erigere la porta nel 575 A.C., ma sono anche un piccolo mistero di ingegneria. È inspiegabile come i babilonesi siano riusciti a tenere accese per ore e ore le fornaci con temperature tanto elevate da potere fondere la sabbia e ottenere le piastrelle dal tipico colore blu che riproduce quello dei lapislazzuli. La porta fu scoperta nel 1916 da Robert Koldewey, smantellata pezzo per pezzo, traportata a Berlino e poi ricostruita all’interno del museo con trenta metri della Via delle processioni. E se a Babilonia la porta, dedicata alla dea Ishtar, patrona della fertilità, dell’amore, dell’esercito e della guerra, conduceva alla Ziggurat, al Pergamonmuseum guida direttamente a… Mileto, ma di questo ne parleremo in un altro post. TO BE CONTINUED…

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